Finalmente mi sono deciso.
Ho una penna tra le mani ed ora tutto può succedere.
Ne sono pienamente consapevole.
Non è facile, a distanza di una settimana dal mio ritorno in Italia, trovare anche solo un briciolo di lucidità per raccontarvi di tutto questo trambusto, che da giorni, abita il mio stomaco e che in un certo senso, si diverte a giocare col mio cuore, alterando il mio respiro.
Durante gli ultimi giorni di permanenza al campo di lavoro a Bamako, pensavo a come potessi descrivere ai miei amici questa esperienza, senza risultare banale o comunque limitandomi ad elencare soltanto qualche episodio particolare.
In realtà non credo esista un modo più o meno valido per farlo, perché in questi casi il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.
Inutile quindi cercare logica dove domina l’istinto.
Senza troppo pensare, vi direi quindi senz’altro: “In Africa ho trovato il vero significato alle parole più importanti”e il mio intervento potrebbe benissimo finire così, ma voi giustamente potreste lamentarvi di una spiegazione frettolosa come questa.
Ma io insisto e aggiungo: Buttate quindi il vostro “Zanichelli” o il vostro “Garzanti” perché qui è solo carta, non serve a nulla.
Ho così tante immagini stampate nella mia testa, che potrei quasi fare a meno delle miriadi di
fotografie fatte da Francesco (mio fratello).
Ho imparato tantissimo dal Mali, dal suo popolo stupendo.
Ho capito che un SORRISO non è solo cortesia, ma pura espressione di felicità e di ringraziamento per aver
in qualche modo contribuito, alla loro stessa felicità.
Forse è proprio questo lo scambio equo e solidale.
C’è così tanta sincerità in quei SORRISI, che da soli aiutano a superare ogni momento di difficoltà affrontate in quei giorni e soprattutto regalano una sensazione di pienezza, mai provata prima.
Probabilmente
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non abbiamo fatto molto in concreto per questi bambini, ma solo il fatto di aver dedicato a loro del tempo, li ha fatti sentire meno dimenticati dal mondo e questo, per loro, credo possa essere una cosa preziosa.
In realtà, sono pronto a scommetterci, siamo noi ad esserci arricchiti di più.
Una ricchezza che non ha prezzo, ve lo posso giurare.
Fanno a gara per tenerti la mano perché tu per loro sei speciale, vogliono gustarti fino in fondo e ti seguirebbero in capo al mondo, se necessario.
Ho capito poi che la LIBERTà non è così irraggiungibile come si può immaginare, ma che vive nelle cose più semplici.
Ricordo ancora quel pomeriggio dove improvvisamente, durante le attività sportive, siamo stati sorpresi da una pioggia fortissima ed i bambini, al contrario di come sarebbe successo in Italia, continuavano imperterriti a giocare, con ancora più energia, quasi rubassero l’essenza della vita stessa, dall’acqua.
Questo è il quadro che rappresenta la LIBERTà.
Pagherei per assistere ancora una volta ad un simile spettacolo!
Altra parola completamente rivalutata è ACCOGLIENZA.
Non ci
sono parole, quando ogni persona ti ringrazia per quello che stai facendo, vestendo ognuno di noi di un’importanza smisurata, al limite dell’imbarazzo.
Ogni volta è una festa in nostro onore, come quel giorno in visita al
villaggio natale di Idrissa (responsabile del sistema scolastico del quartiere Kalaban di Bamako), dove in pochi minuti, abbiamo stretto la mano a centinaia di persone e
dove la loro favolosa ACCOGLIENZA, fatta di balli tradizionali delle donne e di discorsi commoventi sul nostro importante aiuto nonostante l’attuale situazione politica maliana, si è conclusa con un impensabile dono, tutto per noi.
Un montone.
Si avete capito bene, un montone.
Un gesto veramente incredibile che ha mosso i nostri cuori talmente tanto, da far quasi tremare la terra sotto i nostri piedi.
Quante cose avrei da dirvi, amici miei, potrei scrivere un libro e comunque non basterebbe.
Che dire poi della BELLEZZA?
La BELLEZZA di questa gente è unica, perché è ancora immacolata e immune all’esigenza di apparire a tutti costi, come accade in occidente.
Nessun filtro.
Visi che parlano di verità.
Un coraggio di affrontare la vita rispondendo, a qualsiasi ostacolo, con un “Pas de probleme” (nessun problema, a tutto c’è un rimedio).
La BELLEZZA quindi è tutta lì, nel mostrarsi per come si è, senza dover ricorrere a chissà quale mezzo.
Come la vedi, la riconosci e qui si trova in ogni angolo, in ogni gesto
o più semplicemente, in ogni persona.
Vorrei parlarvi adesso di SOLIDARIETà.
Abbandonate subito l’idea che sia un modo per lavarsi la coscienza e per farci belli davanti al giudizio della gente.
Noi occidentali siamo fatti così: se per una volta facciamo qualcosa di buono, la prima premura è quella di farlo sapere a più gente possibile, sottolineando il nostro nome.
Non importa se il tutto sia andato a buon fine o meno, bensì l’importante è sentirsi “Salvatori della patria”.
Ovviamente in Mali, non è esattamente così.
L’essere solidali è un fattore culturale.
Un sentimento presente da sempre nel dna.
Un bisogno di sentirsi uniti, perché solo così si è più forti.
Aiutarsi l’uno con l’altro è una regola.
Quante cose avrei da dirvi, amici miei, potrei scrivere un libro e comunque non basterebbe.
Ora però mi fermo qui, perché fatico a mantenere a
lungo una certa lucidità e il Mali non si merita concetti confusi.
Un’esperienza come questa è un po’ come vivere un amore appena nato.
Troppo emozioni in così poco tempo creano un piacevole scompiglio, ma rendono la vista alquanto sfuocata.
Lasciatemi solo ringraziare tutte le bellissime persone con la quale ho avuto l’onore di condividere tutto questo.
Grazie ad Erasmo, Hilde, Veronica, Francesco, Claudia, Margherita, Giorgia, Barbara, Idrissa, Madame Omou, Abdoulaye e Souleymane.
Vi porterò sempre nel mio cuore, perché siete stati parte di alcuni dei giorni più belli della mia vita e non è cosa da poco.
Assieme abbiamo riso, pianto, riflettuto e condiviso situazioni che non tutti avranno il privilegio di provare.
Abbiamo semplicemente vissuto e per quanto mi riguarda, non succedeva da un po’.
Con qualcuno di voi è nata anche un’ottima amicizia, che spero di poter coltivare nel tempo e spero si mantenga intatta nel suo spirito originale.
Concludo con una promessa: “Mali questo non è un addio, ma un arrivederci!”.
Grazie davvero
con tutto l’amore del mondo.