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ero il primo scettico!
Sembra ieri quando parlavo con Davide, davanti ad una birra calda, sulla spiaggia di St Tropez, della vita e di come è importante avere idee; difatti le persone che ne hanno avute di buone si sono distinte immediatamente da tutte le altre! E cosi tra progetti di stuoie galleggianti e biciclette marittime ci soffermiamo a guardare tutto ciò che ci circonda. Noi non volevamo un’idea che ci distinguesse ma manifestare un pensiero che potesse accomunare più persone. Come spesso ci accade proviamo ad osservare il contesto da una prospettiva differente e la
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prima cosa che ci è venuta in mente è che St. Tropez fosse realmente bella ma che ci aspettavamo di più; perché “Lei” e tutte le località affini non hanno nulla da raccontare a chi non è interessato ad essere notato. E a noi di essere “scoperti” proprio non ce ne importava nulla. Cosi tra un’idea strampalata e la successiva comincia a prendere corpo una sorta di disagio, di senso di inadeguatezza. Notare che è perlomeno particolare fare 3h di coda sotto il sole a picco di agosto, girare 1h per trovare parcheggio, pagare qualsiasi cosa una cifra spropositata e vedere il porto pieno di lunghissimi Yacht galleggianti mentre il mondo fuori affonda lentamente … E allora perché non trovare un modo per raccontare la nostra storia, il nostro modo di vedere le cose? Perché, una volta tanto, al posto di parlare e basta non ci inventiamo qualcosa, prendiamo una posizione chiara, ci esponiamo in prima persona, decidiamo di uscire dal confine sottile dei compromessi e (nel nostro piccolo) non ci arrendiamo? La risposta ormai la
conosciamo tutti: “!UK Club”!
A volte qualcuno ha insinuato il dubbio: “Voi criticate ciò che non vi potete permettere”. Ed io rispondo a questa legittima domanda: “Come posso barattare tutte queste emozioni non tangibili, provate in un anno e mezzo di !U.K Club, con qualcosa che esiste materialmente”? O meglio: nessuna cosa che abbiamo mai posseduto ha scatenato in
noi una cosi febbrile ricerca. Forse perché ciò che si può toccare ha una dimensione fatta e finita mentre del !U.K Club non si capisce la dimensione e lo spessore; perlomeno non subito. Un grande contenitore dove mettere una parte intima di noi stessi, una costola della nostra filosofia di vita e un pensiero doveroso a chi non è nato nella parte buona
del
pianeta. È veramente difficile dare un valore economico a questo!
Realizzare un’idea ti rende felice ma costruire il tuo progetto mattone dopo mattone
e vedere molte persone che apprezzano il tuo pensiero è rasentare la realizzazione … Vedere una sala piena di sostenitori è qualcosa che va oltre, pensare che chiunque di loro, a modo suo, potrebbe salire sul palco e dire qualcosa di affine al nostro modo di pensare è puro orgoglio … Perché ognuno di loro e di voi è un sostenitore informato, uno che lotta, uno che non ha paura di schierarsi nella direzione opposta verso la quale viaggia molta altra gente!
E cosi il segreto del !U.K Club (e forse anche della vita) è crederci sempre, impegnarsi tanto, accettare la diversità e soprattutto credere che la via più adeguata non sia sempre quella più agiata!
Molte cose nascono e succedono per caso ma non il nostro Club che è stato fortemente voluto e cercato. Per stavolta la casualità qui non è di casa!
P.S. Di Francesco di certo non mi dimentico; senza il suo contributo sarebbe stata una delle tante idee che nascono, crescono e muoiono sulla medesima spiaggia.
Grazie
Michele
Ciao ragazzi, solo da poco ho scoperto l’esistenza di !U.K.CLUB, e nell’intento di conoscervi meglio ho esplorato il vostro sito mossa da molta curiosità. Conoscere il vostro progetto, leggere i contenuti del vostro blog … lasciatemelo dire mi avete EMOZIONATA!!!. Trovo che siate il punto di incontro di quanti non si vogliono arrendere a dover per forza appartenere a un modello creato da altri impiegando per questo risorse ed energie ma piuttosto sono persone libere che vogliono impegnarsi a coltivare i più alti valori come l’amore, il rispetto, la comprensione, la giustizia e la solidarietà.
Queste persone pensano che il presente sia la forma più autentica di saggezza e cercano di viverlo pienamente. Hanno capito che non bisogna sempre rimandare a domani qualsiasi iniziativa con la giustificazione del non avere tempo ma agiscono perché poco o tanto l’importante è fare!!
Condivido il vostro pensiero e la vostra filosofia di vita e mi piace il vostro modo di comunicare che non giudica e non classifica ma al contrario trasmette empatia.
Ritengo che il “ saper comunicare” sia un aspetto molto importante e a tal proposito vorrei condividere con voi il contenuto della prefazione di un libro di Marshall B. Rosenberg che sto leggendo e che trovo molto bello “Le parole sono finestre (oppure muri)”
La prefazione, scritta da Arun Gandhi , riporta questo …
Per una persona di colore, crescere in Sudafrica negli anni 40 non poteva certo essere un’esperienza piacevole. E questo era vero soprattutto quando ti veniva brutalmente ricordato di che colore eri in ogni momento della giornata. Se questo non bastasse, all’età di dieci anni fui picchiato da un gruppo di giovani bianchi perché mi consideravano troppo nero, e poi da un gruppo di neri che mi consideravano troppo bianco. Si trattò di esperienze umilianti, esperienze che mi avrebbero potuto condurre a cercare di vendicarmi con la violenza.
Ero stato talmente ferito da questi episodi che i miei genitori decisero di portarmi in India e di lasciarmi lì per qualche tempo presso mio nonno, il leggendario M.K. Gandhi, perché potessi imparare da lui ad affrontare la rabbia, la frustrazione, la discriminazione e l’umiliazione che chi è costretto a subire dei pregiudizi razziali può finire per provare. In quei 18 mesi imparai assai più di quanto credevo. Il mio unico rimpianto è che avevo solo 13 anni ed ero uno studente mediocre. Se soltanto fossi stato un po’ più grande, un po’ più saggio e più attento, avrei imparato molto, molto di più. Ma bisogna essere felici con ciò che si ha e non essere avidi: questo è un precetto fondamentale del vivere in modo nonviolento. Come potrei scordarmelo?Una delle tante cose che ho imparato da mio nonno è apprezzare la grandezza e la profondità della nonviolenza e a riconoscere che tutti siamo violenti e che abbiamo bisogno di portare un cambiamento qualitativo nelle nostre vite. Spesso non riconosciamo che siamo violenti perché è un aspetto di noi che ignoriamo. Pensiamo di non essere violenti perché crediamo che la violenza consista solo di lotte, di uccisioni, aggressioni e guerre – tutte cose che la persona media di solito non fa.
Per farmi capire questo, mio nonno mi fece disegnare la genealogia della violenza, usando gli stessi principi che si usano quando si traccia un albero genealogico. La sua idea era che avrei apprezzato di più la nonviolenza se avessi capito e riconosciuto la violenza che esiste nel mondo. Ogni sera mi aiutava a ripercorrere gli eventi della giornata – tutto quello che mi succedeva, quello che leggevo, che vedevo o che facevo – e a scriverlo nell’albero, sotto “violenza fisica” ((se si trattava di situazioni in cui veniva usata la forza fisica) o “violenza passiva” se si trattava di un tipo di violenza che provocava soprattutto ferite emotive).
Nel giro di pochi mesi avevo riempito un muro della mia stanza di atti di violenza “passiva”, che mio nonno diceva essere più insidiosa di quella fisica. Mi spiegò infatti che la violenza passiva finisce per generare rabbia nella vittima, che, individualmente o come membro di un gruppo, ricorre poi alla violenza. In altri termini, è la violenza passiva che spesso alimenta la violenza fisica. Il fatto che non capiamo o non sappiamo apprezzare questo concetto è alla base del fatto che i nostri sforzi di pace, o non portano frutti, o conducono a situazioni di pace che si rivelano solo transitorie. Come possiamo estinguere un fuoco, infatti, se non spegniamo il combustibile che lo alimenta?
A meno che non “diventiamo noi stessi il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo”, come diceva mio nonno, nessun cambiamento avverrà mai. Staremmo sempre ad aspettare che siano gli altri a cambiare per primi.
La nonviolenza non è una strategia che può essere utilizzata oggi e scartata domani, né è qualcosa che ti rende docile o arrendevole. La nonviolenza consiste nell’adottare un atteggiamento positivo che sostituisce gli atteggiamenti negativi che ci sopraffanno. Quello che facciamo è spesso condizionato da motivazioni egoistiche – cerchiamo soltanto di “guadagnare qualcosa” dalle nostre azioni – tanto più se viviamo in una società materialistica che prospera nell’individualismo più sfrenato. Ma nessuno di questi concetti negativi ci porta a costruire armonia nella famiglia, nella comunità nella società o nella nazione.
Non è importante che ci riuniamo in un momento di crisi e che mostriamo il nostro patriottismo facendo sventolare bandiere; non è abbastanza che diventiamo una superpotenza costruendoci arsenali capaci di distruggere la terra; non è abbastanza che soggioghiamo il resto del mondo con la nostra potenza militare, perché la pace non può fondarsi sulla paura.
Praticare la nonviolenza vuol dire permettere a ciò che è positivo in noi di sbocciare. Essere guidati dall’amore, dal rispetto, dalla comprensione, dall’apprezzamento, dalle’empatia, e dall’interessamento verso gli altri, anziché dall’egoismo, dall’avidità, dall’odio, dal pregiudizio e dal sospetto.
Molti dicono: “il mondo è spietato e se vuoi sopravvivere devi diventare spietato anche tu”.
Io umilmente, non sono d’accordo con questa affermazione.
Il mondo è così come lo abbiamo fatto noi. Se oggi è spietato è perché lo abbiamo reso spietato con i nostri atteggiamenti. Se cambiamo noi stessi possiamo cambiare il mondo e questo cambiamento comincia con un cambiamento nel linguaggio e nella comunicazione…..
Spero l’abbiate letto tutto, avrei potuto alleggerirlo estrapolandone solo alcune parti ma ho volutamente scelto di riportarlo integralmente perché lo ritengo nella sua interezza estremamente attuale e carico di messaggi significativi sui quali tutti noi dovremmo perlomeno riflettere.
Grazie
Annalisa
Ciao Annalisa, scrivo sia a titolo personale che a nome di tutto !U.K Club.
Innanzitutto ci fa molto piacere che tu sostenga la nostra filosofia e condivida il nostro pensiero.
Il tuo commento l’abbiamo letto molto volentieri.
Condividiamo tutto ciò che è riportato in questo breve estratto da te pubblicato.
La violenza, in tutte le sue forme, è da ripudiare.
Il cambiamento è possibile solo se parte da noi – questo è un po’ il motto da cui è nato tutto il nostro progetto.
Ben vengano le persone come te che si informano e con piacere condividano parte delle loro conoscenze.
Non so se tu hai Facebook però ti pubblico ugualmente i link alla nostra pagina e al nostro gruppo:
http://www.facebook.com/groups/307370662629642/
http://www.facebook.com/pages/UK-Club/164239360274316
Grazie ancora!Alla prossima!
Stay Tuned!
!U.K Club