Immaginiamo di svegliarci e vedere le strade della nostra città deserte e ricoperte di polvere e solitudine. Immaginiamo di alzarci dal letto, mettere un caffè sul fornello e dover scegliere verso quale direzione scappare. Immaginiamo di avere pochissimo tempo per decidere. Immaginiamo di dover scegliere fra l’oltrepassare una frontiera o l’altra. Immaginiamo che questa decisione non dipenda da dove vogliamo vivere, ma attraverso quale strada sia meno pericoloso saltare in aria. Immaginiamo di dover improvvisamente dire addio al nostro lavoro, ai nostri sogni, alle nostre aspirazioni. Immaginiamo di dover salutare fratelli, sorelle, mamme, papà, zie, zii, figlie e figli. Immaginiamo di dover abbracciare per l’ultima volta mogli e mariti, fidanzate e fidanzati. Immaginiamo di essere costretti ad inviare l’ultimo messaggio alle nostre più care amiche, amici e conoscenti. Immaginiamo di non poter fare tutto questo perché costretti a restare. Immaginiamo che l’unica altra alternativa sia quella di disertare o divenire fuggitivi fuorilegge. Immaginiamo di osservare tutto ciò attraverso gli occhi di una bambina e di un bambino. Immaginiamo di vedere nostra madre e nostro padre abbracciarsi in lacrime per l’ultima volta. Immaginiamo nostro padre costretto a imbracciare un mitra. Immaginiamo un soldato che si chiede perché oggi debba sparare, per conto di chi e per quale motivo. Immaginiamo un altro soldato che scava una trincea che probabilmente diverrà la sua tomba. Immaginiamo che tutto ciò sia dannatamente reale, perché lo è. Lo è da troppo tempo in Ucraina, Russia, Afghanistan, Iraq, Siria, Yemen, Niger, Mali, Sudan, Libia, Palestina e tanti altri luoghi. Pensiamo che a nell’ultimo anno ci sono stati oltre 100.000 scontri armati nel mondo dove in 25 Paesi ci sono conflitti attivi (Fonte: Heidelberg Institute for International Conflict Research, 2020). Pensiamo alle parole di Gino Strada. Pensiamo al lavoro che l’UNHCR, Amnesty International, Emergency, Medici senza Frontiere fanno per dare assistenza ai profughi e ai feriti di guerra. Fermiamoci un attimo e rileggiamo quanto detto questa mattina dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’inaugurazione di un campo sociale a Corviale (periferia sud-ovest di Roma):
«Questo campo dei miracoli – ha aggiunto – è un luogo che esprime speranza fiducia e concreta crescita sociale. Si crea una realtà concreta, è un propellente alla crescita individuale e sociale. Se i bambini apprendono questo criterio, di collaborare questo consente loro in futuro di essere protagonisti in senso positivo. Rispettatevi sempre tra di voi. Rispetto per tutti e collaborazione. Oggi si inaugura non un campo di calcio ma una prospettiva».
Pensiamo alla Pace che è un valore essenziale per la vita democratica e che va ben oltre all’assenza di guerre e conflitti.
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